Centodieci candeline sulla torta del Ventimiglia Calcio. Un compleanno che cade il 26 agosto e che festeggia una società in salute, nonostante la recente retrocessione in Promozione. Ne parliamo con Vincenzo Savarino, da 12 anni presidente del sodalizio granata.
- Oltre un secolo senza mai fallire, senza mai una retrocessione per motivi finanziari. Merito delle persone o di un territorio che non permette di pensare in grande?
«Ritengo - risponde Savarino - che il merito sia delle persone. A cominciare dai presidenti che mi hanno preceduto: Morel, Coppo, Pastor, Santaiti... Tutti uomini sinceramente innamorati di questo sport. Per non parlare dei collaboratori di oggi: alcuni sono qui da 25-30 anni! E nessuno ha mai fatto il passo più lungo della gamba. Al contrario di altri club importanti della provincia, come l'Imperia e la Sanremese, che almeno un paio di volte sono precipitati nelle categorie inferiori proprio per troppa ambizione. Qualcosa di analogo è successo recentemente all'Albissola: una grande scalata finita poi in altrettanto grandi difficoltà...».
- Quali sono i problemi di ogni giorno al Ventimiglia Calcio?
«La crisi generale colpisce tutto e quindi anche lo sport. Vent'anni fa se chiedevi a un commerciante 100 euro te li dava subito, oggi non è più così. La prima squadra, contrariamente a quanto si pensa, non costa moltissimo. Non si può dire altrettanto del settore giovanile, nel quale sono impegnati 25 tecnici. E' vero che tanti di loro ricevono solo piccoli rimborsi-spese, ma complessivamente la cifra è notevole. In ogni caso, ogni anno al 30 giugno chiudiamo il bilancio in pareggio o al massimo con modestissime perdite».
- La necessità di tenere i conti in ordine può aver influito sulla retrocessione della scorsa stagione?
«Non credo. A dicembre eravamo a quattro punti dalla vetta. Vuol dire che le potenzialità c'erano. Poi può aver influito qualche problema tra i calciatori o la sufficienza di qualcuno. Sta di fatto che abbiamo buttato via delle partite, come con la Cairese: vincevamo sino all'89' e abbiamo perso. E non è l'unica sconfitta incredibile. Ma soprattutto c'è stato un brutto girone di ritorno e alla fine ci siamo ritrovati penultimi».
- A che punto sono i progetti di ristrutturazione del Morel?
«Da almeno 10 anni - spiega il presidente granata - cerchiamo di sistemare il Peglia, c'era anche un progetto da 400 mila euro che però non è mai decollato. Con il nostro magro bilancio non possiamo fare tutto. I volontari sono un punto di forza ma al massimo li puoi impiegare per una riparazione non per uno spogliatoio nuovo. Ad esempio: abbiamo sistemato le docce a spese nostre, ma per le grandi opere deve intervenire il Comune. D'altra parte il nostro impianto è come una qualsiasi casa: non lo puoi lasciare senza una vera manutenzione per 15 anni...».
- Qual è il suo primo ricordo del Ventimiglia Calcio?
«In realtà io sono di Vallecrosia, dove ho giocato sino alla categoria degli allievi. Poi sono passato all'Intemelia e di qui, negli ultimi 25 anni, al Ventimiglia: dove sono stato prima direttore sportivo, poi vicepresidente e alla fine presidente».
- In occasione del San Segundin il 26 agosto le sarà consegnata una targa-ricordo per i 110 anni del Ventimiglia. Contento?
«Contentissimo. Credo che la società meriti il plauso di tutti, non fosse altro per il lavoro di ogni giorno con centinaia di ragazzi».